Antonella Anedda

                                                               
                                                            
                                                              
                                                                 
                                                             

Yo conozco el envés de los metales
la frente que aprieta las monedas
para dañar el dolor. Ahora
no sirve ya ningún giro.
Ininterrumpida la ceniza queda
en las muñecas deja intacta las espinas
las seis bayas invernales.
Donde yo no llego es quietud
la hierba que adensa su sien rayada.

Abajo todo sigue
en el suelo recomienza
la caza nocturna
el estallido de los pájaros
su cabeza partida, el espejo movido deprisa.
La captura.


Io conosco il rovescio dei metalli
la fronte che preme le monete
per colpire il dolore. Ora
non serve più nessun giro.
Ininterrotta la cenere resta
sui polsi lascia intatte le spine
le seis bacche invernali.
Dove io non arrivo è quiete
l'erba che addensa la sua tempia rigata.

In basso tutto continua
sul pavimento ricomincia
la caccia notturna
lo schianto degli uccelli
la loro testa divisa lo specchio mosso in fretta.
La cattura.

Antonella Anedda, de Residencias invernales, trad. Emilio Coco, Igitur, 2005

Antonella Anedda - ¿El miedo nos hace más fuertes?

Somos mortales mortalmente asustados
temblamos como zorros y perros
convirtiéndonos en la jauría de nosotros mismos.
Basta un sueño inoportuno
y la luz erosiona donde no hay refugio.
Nos desbandamos entre los objetos esperando que sean reales.
Cerramos los ojos con fuerza tratando de dormir en pleno día
diciendo: aquí, y pensando allá
ofreciendo sacrificios mientras movemos muebles
y cortamos con las tijeras los geranios.
De noche estiramos las mesas para los invitados
y desde la madera comenzamos a marchitarnos.
Colocamos con cuidado las servilletas y del lino se elevan demonios.
Girando la cabeza aquí, pensamos: allá
como de verdad sucede a cada persecución
Abrimos ventanas con la excusa del humo. El viento huele a basura
pero es una tregua. El mismo viento en su belleza es una ruina.
La sabiduría nos confunde como la cera.
Nos cuesta respirar
Permanecemos inmóviles
la sangre estalla entre la nuca y la espalda
nos volvemos serpientes
nos limpiamos entrelazándonos.


Traducción: Beatriz Castellary y Maria Grazia Calandrone



La paura ci rende più forti?


Siamo mortali mortalmente spaventati
tremiamo come volpi e cani
diventando la muta di noi stessi.
Basta un sogno sbagliato
e la luce rode dove non c’e’ riparo.
Sbandiamo tra gli oggetti sperando siano veri.
Stringiamo gli occhi provando a dormire in pieno giorno
dicendo: qui, e pensando là
offrendo sacrifici mentre spostiamo mobili
e tronchiamo con le forbici i gerani.
La sera allunghiamo i tavoli per gli ospiti
e dal legno cominciamo ad appassire.
Posiamo con cura i tovaglioli e dal lino si sollevano demoni.
Voltando la testa qui, pensiamo: là
come succede davvero a ogni inseguito.
Spalanchiamo finestre con la scusa del fumo. Il vento sa d’immondizia
ma è una tregua. Lo stesso vento nella bellezza è una rovina.
La saggezza ci confonde come cera.
Stentiamo a respirare.
Restiamo immobili
il sangue scatta tra la nuca e la schiena
torniamo serpi
ci puliamo intrecciandoci.

Antonella Anedda, en http://www.bibliotecaignoria.blogspot.com/